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IO GUARDO IL MARE

 

drammaturgia e regia Pierangelo Pompa

con Mario Umberto Carosi e Stefano Farris

testi di Nicolino Pompa, Pierangelo Pompa e altri anonimi

musiche Charles Trenet, Jacques Brel, Léo Ferré, Yves Montand

spazio scenico e oggetti Antas Teatro e Mariano Corda

Produzione Antas Teatro, Altamira Studio Teater

Il mare sta di mezzo anche tra un figlio e un padre. E sta di mezzo pure tra noi e noi stessi. A guardarlo separa, a navigarlo unisce. Un figlio, un padre poeta, la stanza sul mare. Il dialogo è impossibile e necessario.

 

La valigia della memoria è pronta per il viaggio, ma è troppo pesante. Nella guerra delle parole vince solo il silenzio che non si sente.

 

Nella stanza tutto è di sabbia, sul punto di svanire. Il mondo è il tempo sprecato sparso a terra, rovesciato da una clessidra rotta. La sabbia ha sepolto quasi tutto: soprattutto i morti e le uniche cose che davvero serviva dire.

 

Le parole infatti sono solo aria, e se le porta il vento, come foglie morte. Ma quelle dei poeti ingannano meglio, e possono batterlo, il tempo.

 

Dal fruscio dei versi riemerge lo Specchio, comincia la Danza. Le cose raccontano storie nascoste. Il Fantasma ha gli occhi e le parole del padre, il sorriso e la rabbia del figlio. Qualcosa sta per avvenire. La valigia è forzata, il Fantasma è stato ucciso tre volte: straripa l’oceano della memoria. Il mondo di sabbia si scioglie, e il tempo, che sembrava finito per sempre, scorre di nuovo come il primo giorno.

 

Nel viaggio per mare, le forme si fanno sempre più sfocate, e le sostanze più nitide.

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